Sabato 12 ottobre abbiamo inaugurato "C'era una tigre a Roma", una bi-mostra allo Spazio Libri La Cornice di Cantù, con tavole mie e di Marco Petrella, disegnatore storico dell'Unitá, del Corriere...
L'abbiamo chiamata cosí per dare una sorta di legame a due stili e generi che, in apparenza, fra di loro non hanno molto in comune, ma che grazie all'occhio esperto di Tommaso, proprietario insieme a Valentina della libreria e corniciaio, abbiamo fatto dialogare super armonicamente!
Dicevo appunto che nel titolo c'é la tigre, che si riferisce a me e ai miei animaletti antropomorfi, mentre Roma è la cittá di Marco, che effettivamente é l'emblema della romanità.
Bé, dunque, é stato tutto molto molto bello.
I miei lavori erano delle tempere su tavole di legno, più qualche piccolo disegnino in bianco nero a penna, di cui Tommaso era particolarmente innamorato. Le cornici sono state realizzate interamente da lui per l'occasione.
Durante la sgangherata presentazione di me e dei disegni, non ho voluto dare una spiegazione specifica di ogni opera ( a differenza di Marco 😀), ma ho solo fatto riferimento a due libri: il primo 'Sul Guardare' di John Berger, per fare un veloce sunto del perché gli animali sono sempre i soggetti principali nei miei disegni, e il secondo "l'Atlante delle emozioni umane' di Tiffany Watt Smit, che comprai qualche anno fa come inserto di Repubblica, a cui ho largamente attinto per mettere insieme le tavole in mostra.
L'Atlante é strutturato come un'enciclopedia, in ordine alfabetico sono elencati sentimenti umani con una peculiaritá: l'autrice ha inserito sentimenti in altre lingue, ha recuperato dalle più svariate culture quelle parole con cui altri popoli hanno saputo definire uno stato d'animo. L'Awumbuk ad esempio: la strana emozione nostalgica che si prova quando gli ospiti se ne vanno, direttamente dalla Papua Nuova Guinea.
Ripensandoci ora, mi é dispiaciuto lasciare i miei tanto cari fruitori nell'ignoranza, spingendoli ad immedesimarsi nell'opera cercando di sapere da loro in quale sentimento si riflettevano, tavola per tavola.
É stato bello sentire cosa le immagini scatenavano nel loro cuore oppure nella loro testa, e vorrei che in molti altri mi facessero un'analisi personale di ciò che ne percepiscono.
Comunque, mossa da questo senso di colpa ( ma anche dai rimproveri di non essere più "social"), ho deciso di pubblicare qui le immagini e il relativo sentimento d'ispirazione.
Non é un lavoro che cosí nasce e cosí finisce.
Le emozioni, nel contemporaneo cosí superficialmente approcciate, saranno sempre parte dei miei disegni, la serie continua.
Il più discusso: la felicitá.
La felicitá é un ponte meraviglioso sotto cui stanno i coccodrilli, ha scritto in una bella poesia Stephen Dunn, che riporto qui sotto.
A state you must dare not enter
with hopes of staying,
quicksand in the marshes, and all
the roads leading to a castle
that doesn't exist.
But there it is, as promised,
with its perfect bridge above
the crocodiles,
and its doors forever open.
Il protagonista non é il coccodrillone, ma l'orsetto sulla bici.
La felicitá é precaria, instabile, dura poco, e la maggior parte delle volte si cammuffa nel presente per farsi vedere solo nel passato, nei ricordi.
La Basoressia, una delle emozioni dal nome ignoto.
É quell'impeto che ti coglie quando vuoi dare un bacio a qualcuno.
A cui però non potresti/dovresti darlo.
L'amore ferisce, lo sanno tutti. (No?)
Il più apprezzato durante l'inaugurazione é stato la Delusione, e la cosa fa riflettere.
La delusione é una ferita narcisistica, dovuta alla caduta e quindi fallimento di ogni aspettativa che ci eravamo creati, da soli.
Dalla lotta aspettativa VS realtà si esce spesso perdenti.
Cammina leggera, perchè cammini sui miei sogni
W.B. Yeats
Per la Vulnerabilitá sono andata a riprendere un'opera di Joseph Beuys "Come spiegare la pittura a una lepre morta", del 1965.
Ho invertito le parti.
La lepre é viva e vegeta, e completamente dorata.
Mostra la pancia che, si sa, é un atteggiamento di fiducia.
La ragazza dai capelli blu le ha appena raccontato un segreto oppure rivelato qualcosa di sconcertante.
Non si sa.
La vulnerabilità va di pari passo con la fiducia, ti esponi, ti lasci andare, ti scopri.
Spaesamento.
Sei sempre fuori posto, per quanto ti possa sforzare a capire, studiando, affannandoti. C'è sempre una specie 'aliena' con cui dovrai confrontarti.
Ma non é detto che sia un male.
Questo sentimento é un po' improvvisato, o meglio, gli é stato attribuito un senso direttamente durante l'inaugurazione della mostra, dalla mia amica Elsa.
La tavola con il topino che legge un mio libro fittizio, indossando pantaloni di velluto a costa larga, é stato il primo della serie.
Non avevo ancora ben chiaro come dovesse evolversi questo tema, questo soggetto è stato più che altro un divertissement.
Una volta finito, ho deciso che doveva proprio essere in questo modo che la serie sulle emozioni si sarebbe dovuta realizzare.
Chi non berrebbe un Japanese Iced tea così invitante, lasciando che il ghiaccio si sciolga e rovini il cocktail?
L'apatico.
Qui faccio una parentesi.
Non é un'emozione vera e propria, bensì il dualismo che definisce il nostro vivere quotidiano, caratterizzato da situazioni contrastanti, di gioia fulminea, di allegria velata da un lampo di tristezza. Siamo lupi, ma camuffati nella società, ben vestiti. Se siamo pecore siamo libere finché siamo nel recinto della fattoria.
Come fare a stare in bilico su questa linea?
La Spensieratezza esce fuori da una canzone di Paolo Conte, di cui è più nota la versione cantata da Bruno Lauzi: Onda su onda.
Sei caduto dalla nave, poverino, chissà cosa potrà succederti, disgraziato uccelletto.
E invece ti accorgi che quella che pensavi una triste fatalità non é che l'altra faccia della libertà.
L'ultima emozione.
Il pezzo che preferisco, che appena finito mi ha fatto scendere una piccola lacrima.
La Nostalgia è ispirata a Wish You Were Here, l'album tributo a Syd Barret da parte degli altri membri dei Pink Floyd.
Il lupo sta svanendo, il maiale lo sta lasciando andare.
É il congedo finale da un ricordo.