Da quando ho "smesso" con la gioventù e ho iniziato a far cose da adulti (lavoro fisso, pagare le bollette bla bla noia bla bla), l'estate mi é diventata ostile.
Mi taglia le gambe.
Forse invecchiare è questo? Non riuscire più a ricordarmi in quale cassetto o armadio ho nascosto le piccole felicitá?
Non riesco più a rallegrarmi per il bel tepore che riscalda le gambe, per la birra fresca, per le giornate lunghissime.
L'unica cosa che trovo sempre confortante è la natura (non ho ancora trovato il modo di nascondere una foresta in un armadio).
Andare nel bosco, negli orti, nei prati in estate è ció che preferisco.
Mentre la primavera ha quella delicatezza poetica del nuovo che soffia via la polvere, l'estate é sempre incredibilmente potente, ha lo splendore della vita che incontrollabilmente va avanti, dentro e fuori da sè.
In questi mesi estivi ci sono state delle vere e proprie manifestazioni di Sturm Und Drang
(ndr: un movimento tedesco di fine 700, in sostanza una branca del Romanticismo, in cui
"La Natura era vista come un luogo utopico, perfetto, in cui l'uomo solitario ritrova se stesso in armonia col creato."(wikipedia)
Estremamente interiorizzata, la natura va a braccetto con il sublime, shock e incanto, potenza di creazione/distruzione.
Quando l'ho studiato al liceo mi aveva fatto andar fuori di testa, era un pensiero che mi aveva incantata.
Non mi ero mai resa conto di quanto questo concetto fosse sempre rimasto immerso dentro di me).
Ho realizzato 3 illustrazioni, durante questi mesi estivi, e tutte 3 hanno a che fare con la natura densa e il temporale che arriva.
L'orto, che mio papá ogni anno cura con grande dedizione, a fine luglio è stato praticamente spazzato via, a causa di una grandinata epocale.
Le piante zucchine, che di solito fanno invidia al fagiolo magico di Jack, sono state spezzate e tritate da chicchi di grandine grossi come palline da golf.
Le talpette comunque hanno fatto in tempo a gustarsi una buona cena, prima del disastro.
Questa tavola é partita dello schizzo pensato per la vetrina estiva dello Spazio libri la Cornice di Cantù.
Sono consapevole che la versione più conosciuta di Azzurro è di Celentano, ma di fatto é stata scritta da Paolo Conte e, a me, la sua versione piace molto di piú.
Tutta questa critica musicale per dire che anche io cercavo un po' d'Africa in giardino più un super mix di movimento punk nella foresta, ispirato all'Upupa di Lucio Corsi.
La ghiandaia è un po' la portinaia del bosco: non si puó dar torto a chi l'ha definita in questo modo.
Durante miei giretti nel Parco Pineta, l'ho incontrata sempre: alle volte mentre volava proprio davanti a me, alle volte sentivo solo il suo strano verso oppure vedevo l'ombra delle sue ali su qualche albero in lontananza.
La ghiandaia sono io, me l'ha detto chi ha visto questo disegno e mi ha riconosciuto.
Mi riparo dalla pioggia nel folto delle querce, indosso le mie ciabattine, le calze e una sciarpetta, contro i venticelli d'autunno, per non svegliarmi domani con il mal di gola.